ORIENTAMENTO SCOLASTICO
Oggi, in Italia, stiamo assistendo a un elevato numero di insuccessi scolastici da parte di molti studenti. L’abbandono degli studi e i disagi nei processi educativi hanno sicuramente molteplici cause, tanto che ormai si parla di “sistema delle dispersioni”. Si possono infatti identificare diverse cause: quelle “individuali” legate cioè a aspetti cognitivi, metacognitivi, motivazionali, che incidono sui processi di apprendimento; quelle legate a dinamiche comunicative e relazionali che si sviluppano nel sistema-classe; possono esserci problematiche legate all’organizzazione scolastica, ma anche aspetti riconducibili agli ambienti socioculturali di provenienza degli alunni in difficoltà. Tuttavia, la promozione e la partecipazione attiva dei giovani attraverso attività di orientamento formativo può ridurre notevolmente tali difficoltà. Nell’attuale situazione di forte mutamento istituzionale e sociale risulta assolutamente necessario che le attitudini, gli interessi, gli stili cognitivi, le motivazioni dei giovani siano adeguatamente riconosciuti e diventino elementi cardine nella elaborazione di un progetto professionale. L’orientamento è attualmente concepito nei termini di autorientamento, cioè la capacità di scelta autonoma e responsabile del proprio progetto di vita. Il soggetto (sia esso studente della scuola secondaria di primo e/o di secondo grado, o dell’università) è considerato il protagonista attivo del processo decisionale. L’azione orientativa è finalizzata ad aiutare l’elaborazione della scelta, attraverso una lettura delle variabili in gioco. Ne consegue che l’orientamento diviene un processo continuo che interessa tutto l’arco dell’esperienza di vita. In quest’ottica, lo psicologo svolge una funzione di mediatore fra lo studente (con le sue risorse e i suoi limiti, con i suoi condizionamenti e le sue opportunità), e la situazione (con i vincoli strutturali e quelli contingenti), lo psicologo funziona da facilitatore di un rapporto di negoziazione tra desiderio o immaginario e realtà concreta. Inoltre, aiuta lo studente a maturare un rapporto soddisfacente fra sé e il contesto sociale, partendo dal presupposto che è il soggetto il principale artefice del proprio processo di adattamento all’ambiente di vita. Partendo dall’analisi della propria esperienza, il percorso attraverso cui si arriva a definire un proprio progetto personale diventa un lavoro di valutazione a diversi livelli: una ricostruzione soggettiva (del proprio potenziale, delle proprie competenze, dei propri valori, ecc..) basata soprattutto sull’autoesplorazione e l’autovalutazione e un confronto con la valutazione espressa da altre fonti di giudizio (testimoni significativi della propria storia). A tale proposito, il professionista deve possedere una forte capacità di ascolto e saper sviluppare un clima di fiducia che aiuti il soggetto a non sentirsi influenzato o giudicato. Si tratta in sintesi di un’interazione a due, sufficientemente articolata per tempi e contenuti, in cui il ragazzo esprime e analizza il proprio problema da un punto di vista soggettivo, essendo stimolato però dall’operatore a prendere in considerazione punti di vista, diversi dal proprio e a tener conto di alcuni elementi di realtà. L’azione di sostegno è caratterizzata dalla possibilità di presentare al soggetto un punto di vista diverso da quello abituale, in modo da valorizzare ai suoi occhi degli elementi che fino a quel momento non erano valutati a sufficienza.
Il colloquio individuale costituisce uno strumento per lavorare su un insieme di elementi che possono essere così sintetizzati:
- Anamnesi della storia personale del soggetto: dati generali; caratteristiche dell’esperienza scolastica, ecc…
- Ricostruzione da parte del soggetto di informazioni: rappresentazione nei confronti della scuola/formazione; vissuto psicologico nei confronti della propria esperienza scolastica; rappresentazione delle professioni, ecc..
- Autoesplorazione da parte del soggetto del proprio potenziale individuale: caratteristiche,potenzialità e limiti personali,competenze, abilità acquisite ecc….
- Indagine psicologica del potenziale individuale ecc..
- Relaborazione di sintesi e restituzione degli elementi cruciali emersi nel corso del colloquio da parte del professionista;
- Elaborazione da parte del soggetto di un proprio progetto formativo.
Nei diversi momenti del colloquio lo psicologo funziona da specchio, riformula in positivo gli elementi di criticità, aiuta a selezionare e a sintetizzare, dà forza agli elementi importanti, facilita la scoperta di nuove ipotesi di azione. Il ruolo dello psicologo clinico non si configura solo in termini di offerta di consigli e informazioni, bensì come supporto allo sviluppo della capacità di scelta e all’incremento della conoscenza delle personali competenze e difficoltà. Queste brevi considerazioni intendono offrire una panoramica introduttiva alle modalità attraverso cui affrontare la problematica orientativa: da un lato sviluppare un ruolo attivo e decisionale dello studente, e dall’altra di incrementare la conoscenza delle proprie risorse o di eventuali problemi in base ai quali innescare un processo che porti a elaborare un progetto di vita realistico e credibile. Occorre inoltre precisare che operare per promuovere un processo di orientamento adeguato significa anche prevenire l’insuccesso scolastico e ridurre il rischio degli abbandoni e della dispersione. A questo punto, potremmo affermare che il successo nello studio trova le sue basi anche in un’attenta scelta della carriera scolastica in vista di una successiva collocazione professionale. La scelta di un percorso di studio che sia in grado di soddisfare i reali interessi dello studente migliora infatti la motivazione e rende il processo di apprendimento e di rielaborazione personale più efficace.

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