valutazione psicologica
LA CONSULTAZIONE PSICOLOGICA IN ETÀ EVOLUTIVA
A volte i bambini e i ragazzi comunicano un disagio o un malessere psicologico attraverso comportamenti problematici, a volte attraverso il corpo, altre volte con sintomi più evidenti: non sempre sono capaci di trasmettere con le parole un bisogno di aiuto su un piano emotivo, e quindi lo segnalano attraverso altri canali di comunicazione. Diventa importante potersi accorgere di questa comunicazione/messaggio/richiesta d’aiuto: il bambino infatti “sente” che c’è “qualcosa che non va”, ma non sa tradurlo in una comunica chiara e diretta.
A volte emergono sintomi o comportamenti disfunzionali come aggressività, oppure ansia o attacchi di panico. Altre volte emergono atteggiamenti sessualizzati precoci, un tono dell’umore depressivo o il rifiuto della scuola e una difficoltà e insicurezza nel rapporto con i coetanei. I bambini e i ragazzi possono incontrare difficoltà ad affrontare una particolare fase dello sviluppo (svezzamento, scolarizzazione ecc.), o criticità e fatiche ad affrontare situazioni specifiche e/o traumatiche (separazione dei genitori, nascita di un nuovo fratello, lutti, traumi, malattie fisiche ecc.). Possono emergere significativi disagi con manifestazione di particolare sintomi, fisici (sintomi psicosomatici) e psicologici, legati a tutte le funzioni e le attività (linguaggio, sonno, alimentazione, apprendimento, socializzazione ecc.).
Altre volte invece la sofferenza emerge nella relazione con i genitori: le difficoltà relazionali non vanno sottovalutate perché indicano un problema nella comprensione empatica del bambino che può non sentirsi capito e riconosciuto. Quando la relazione tra genitori e figli non è serena potrebbero essere presenti dei fraintendimenti che ostacolano la possibilità di capirsi, può venir meno la fiducia reciproca, si alzano delle barriere difensive e diventa difficile la comunicazione.
Questo ultimo aspetto è spesso centrale, perché ogni bambino impara a capire e valutare sé stesso attraverso lo sguardo dei genitori, l’immagine che pian piano si costruisce di sé stesso è riflessa nello specchio della relazione di coppia. Il modo in cui i genitori percepiscono il figlio, le aspettative che hanno su di lui e la percezione che ne ha il bambino emergono nella dinamica del rapporto e questo scambio relazionale, che spesso passa nella comunicazione non verbale, sta alla base della definizione che il bambino impara a fare di sé.
Per questo il lavoro di consulenza e l’eventuale percorso di psicoterapia deve necessariamente coinvolgere i , fondamentali alleati nel lavoro con i bambini e i ragazzi, attraverso specifici colloqui con loro per aiutarsi reciprocamente nella comprensione e traduzione del significato dei comportamenti del bambino.
Nell’età dello sviluppo le stesse classificazioni diagnostiche, i medesimi sintomi o atteggiamenti poco funzionali, possano assumere significati differenti, da contestualizzare all’interno delle relazioni significative del bambino e dell’adolescente. Per questo è importante, quando possibile, lavorare parallelamente con genitori e figlio, considerando importante la dimensione relazionale specifica dei contesti ambientali di riferimento del minore, prima di tutto la famiglia, ma anche la scuola, cercando di costruire la migliore collaborazione con gli ambienti e gli adulti significativi per lui
Quindi diventa centrale certamente dare valore sia al mondo interno del bambino sia alla realtà esterna in cui è inserito, attenzione che permette percorsi e interventi più ampi e più rapidi permettendo parallelamente il miglioramento dei bambini e dei ragazzi con il sostegno e il rinforzo permesso dalla rimodulazione e riadattamento delle dinamiche relazionali di cui fa parte.
La consultazione psicologica per un minore consiste in una fase di valutazione che si svolge attraverso alcuni colloqui psicologici con i genitori e parallelamente degli incontri con il bambino. I primi colloqui hanno l’obiettivo di comprendere più a fondo i motivi del malessere al fine di proporre, se necessario, al termine della valutazione, un intervento di cura mirato a risolvere le problematicità emerse. I genitori hanno l’opportunità in questi incontri preliminari di raccontarsi e raccontare, dal loro punto di vista, la complessità dei rapporti familiari e le loro preoccupazioni nei confronti del figlio. Il bambino, attraverso la parola, il gioco, eventuali test, può aprirsi e farsi conoscere sia nelle sue risorse e capacità, sia negli aspetti di malessere, per permettere così di far emergere i suoi bisogni.
Al termine di questi incontri ci s’incontra tutti insieme, psicologo, minore, genitori, in un un colloquio di restituzione che permette di fare un bilancio della valutazione, di quanto emerso nei diversi spazi di “ascolto”, permettendo così di valutare insieme, se necessario, una proposta di intervento psicologico che tenga presente le richieste e i bisogni, consapevoli e inconsci, portati all’attenzione dello psicologo psicoterapeuta.. L’intervento di cura, ove necessario, potrà svilupparsi attraverso una psicoterapia infantile (di breve o di più lunga durata) e/o un lavoro con i genitori, che attraverso il sostegno alla genitorialità vada a migliorare la relazione con il bambino, per un miglior benessere dello stesso e degli altri membri della famiglia.

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